Ascoltate il nostro silenzio.
È quello che resterà della nostra musica se il Governo regolamenterà l’utilizzazione delle opere dell’ingegno per l’addestramento degli algoritmi come appare intenzionato a fare ovvero permettendo alle fabbriche di intelligenza artificiale di pescare a strascico tutto quello che trovano online salvo che il singolo titolare dei diritti non abbia contraddistinto il singolo specifico file musicale con un sistema attraverso il quale manifesta il suo divieto.
È il senso della protesta contro il Governo inglese appena lanciata a Londra da un gruppo di musicisti.
L’opt-out dicono gli artisti che protestano è pressoché impossibile da realizzare e attuare.
Senza dire che non c’è nessuna garanzia che i “no” dei titolari dei diritti vengano effettivamente rispettati dai crawler mandati in giro dai grandi produttori di intelligenze artificiali generative.
In questo modo, secondo gli autori dell’album muto, composto da 12 tracce nelle quali, probabilmente, il rumore di alcuni gatti che si muovono in uno studio di registrazione senza neppure miagolare è uno dei suoni più decisi e percepibili, il 90/95% della nostra musica finirà inesorabilmente con il diventare materia prima non pagata dei giganti dell’intelligenza artificiale.
Originale la forma di protesta, forte il messaggio che veicola, difficilmente contestabili le ragioni dell’iniziativa.
L’output non può funzionare davanti a un fenomeno pervasivo come il webscraping massiccio al quale ricorrono tutti i grandi dell’AI.
Si rischia di fare la fine del nostro registro delle opposizioni nella lotta al telemarketing: si onerano gli interessati di uno sforzo significativo – nel caso del diritto d’autore di diversi ordini di grandezza maggiore rispetto a quello, tutto sommato modesto, richiesto per il registro delle opposizioni – senza risolvere il problema.
Per carità guai a suggerire che ci sono ricette semplici per affrontare un problema complesso ma, al tempo stesso, le regole attualmente vigenti in Europa e prossime a esser adottate anche in UK, oggettivamente, non sembrano quelle giuste.
Il rischio è che tutti gli artisti che sin qui hanno creato arte si ritrovino a produrre album muti, libri bianchi e dipinti in tinta unita e che a creare o, meglio, generare qualcosa di simile alle opere di oggi e di ieri restino solo gli algoritmi di una manciata di giganti.
Non è uno scenario lusinghiero per arte, cultura, pluralismo.
Lascio il link per l’ascolto dell’album muto nel post.
Frattanto buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!