Il caffè di oggi inizia amaro ma ha un retrogusto dolce o, almeno, speranzoso.
La questione è nota, arcinota, così tanto che non avrei mai pensato di dedicarle un caffè del mattino ma, forse, ci sono un paio di risvolti curiosi.
L’intelligenza artificiale sta rubando lavoro o no?
E però parlarne in generale sarebbe impossibile davanti a un espresso e, quindi, restringo subito il perimetro della conversazione: ne sta rubando proprio nel settore tecnologico che le ha dato i natali?
Se siete curiosi, la sigla e ne parliamo.
Una recentissima ricerca fatta via Linkedin dalla SignalFire su 600 milioni di persone e 80 milioni di aziende in tutto il mondo suggerisce che le aziende tecnologiche nel 2024 avrebbero assunto il 25% in meno di neolaureati rispetto al 2023.
Naturalmente non c’è modo – e la ricerca, infatti, non lo dice – di attribuire il crollo verticale delle assunzioni nello specifico segmento entry level interamente all’intelligenza artificiale ma i ricercatori si dicono convinti che la rapida e pervasiva diffusione dell’AI nel mondo del lavoro, proprio a cominciare dalle aziende tecnologiche, sia tra le principali cause del fenomeno.
E si tratta di una tesi che trova una serie di conferme importanti se si prendono alcune delle abilità conclamate delle soluzioni di intelligenza artificiale già in circolazione – come il coding, il debugging, l’installazione software o l’analisi in settori diversi – e le si sovrappongono alle job description e alle mansioni alle quali normalmente vengono addetti neolaureati e neoassunti nelle aziende tecnologiche.
Sembra insomma che proprio le fabbriche degli algoritmi potrebbero essere le prime nelle quali la forza lavoro, almeno in relazione a certe attività, sarà presto più artificiale che umana.
E non basta.
La stessa ricerca, infatti, propone un altro dato poco confortante per i neolaureati che aspirano a lavorare nel settore tecnologico: anche quelli che venissero assunti sarebbero pagati meno che in passato perché, questo sembra essere l’assunto, l’intelligenza artificiale rende più facile il loro lavoro.
Qui, forse, un bravo scrittore di serie TV alla Black Mirror, potrebbe buttar giù un episodio nel quale, segretamente, i lavoratori umani delle fabbriche di algoritmi iniziano a rallentare la produzione e sabotare le loro stesse creature per difendere il loro posto di lavoro.
Ma, naturalmente, non andrà così e guai se dovesse davvero accadere.
Anche perché – ed è la ragione per la quale suggerivo che questo caffè sarebbe stato amaro al primo sorso ma sarebbe divenuto poi più dolce o, almeno, meno amaro e più speranzoso in fondo – se è vero che le assunzioni dei neolaureati calano è egualmente vero che quelle di profili con maggiore esperienza e competenza aumentano.
Se i neolaureati assunti nel settore tecnologico nel 2024, sono stati il 25% in meno di quelli assunti nel 2023 è, infatti, anche vero che, invece, nel 2024 sono stati assunti, nello stesso settore, il 27% in più di professionisti con maggiori esperienze e competenze.
Certo, a dispetto delle percentuali, il 25% in meno, pesa tanto di più che il 27% in più perché le assunzioni di neolaureati sono quantitativamente molto più numerose che quelle dei profili più senior, ma questa è un’altra storia.
Perché se è vero che il neolaureato in discipline tecnologiche si trova davanti a un paradosso che, sin qui, riguardava prevalentemente altri settori – ovvero quello per il quale tutti vogliono laureati esperti ma nessuno è disponibile a far loro fare questa esperienza – è anche vero che il neolaureato che, magari, attraverso un master o altre analoghe iniziative, diventasse poi il più bravo di tutti a usare l’intelligenza artificiale nel suo lavoro, ci metterebbe un istante a esser assunto e ben pagato.
Questo, insomma, sembra dover diventare il nuovo obiettivo.
Sfruttare la situazione come una scusa per studiare meglio e di piu!
Buona giornata e, ovviamente, good morning privacy anche se, oggi, la privacy è rimasta un po’ sullo sfondo!