GOOD MORNING PRIVACY! | La dura vita di chi cerca informazioni sull’aborto online negli USA

Per fortuna non ci riguarda direttamente ma c’è un articolo appena pubblicato da Mashable che ha dolorosamente rapito la mia attenzione questa mattina.
Il titolo dice quasi tutto: “Come richiedere un aborto proteggendo la tua privacy digitale”.
Il contenuto, naturalmente, è quello suggerito dal titolo.
Una lunga serie di istruzioni da seguire se si vive negli Stati Uniti d’America e si vuole saperne di più sull’aborto, istruzioni, purtroppo, utili oggi più di ieri a seguito del giro di vite dell’Amministrazione Trump contro l’aborto.

La lettura è dolorosa ma consigliata a tutti perché racconta di quanto dura sia la vita da quella parte dell’oceano per chi cerca questo genere di informazioni.
Vietato usare applicazioni che monitorano il ciclo perché nella maggior parte dei casi potrebbero cedere i dati a terzi o, comunque, renderli accessibili da parte delle forze dell’ordine che potrebbero utilizzarle come prove di un aborto.
Vietato usare i motori di ricerca comuni o, almeno, vietato utilizzarli senza settare la modalità “navigazione privata” che consente di non lasciare troppe tracce a proposito dei percorsi di navigazione.
Obbligo di svuotare spesso la cache del proprio browser e, in generale, di tener pulita la cartella dei download sul proprio dispositivo.
Utile e opportuno leggere una guida su come crittografare il contenuto del PC e seguire le relative istruzioni.
Indispensabile disattivare i servizi di geolocalizzazione dei propri dispositivi per scongiurare il rischio che raccontino a chi non dovrebbe sapere che si sono visitati luoghi caratteristici di chi ha intenzione di abortire o ha abortito.
E, in generale, meglio cercare informazioni con il passaparola offline che online.
Sembra una guida per criminali incalliti, clandestini, oppositori dei regimi più sanguinari e, invece, è, semplicemente, una guida per scongiurare il rischio che alla dolorosità di una scelta come quella relativa all’aborto ci si ritrovi a dover aggiungere quella di un procedimento penale con il quale quella scelta viene criminalizzata.
Confesso che leggerlo non ha fatto bene all’anima ma mi ha convinto ancora di più di quanto la nostra privacy, nella società maledettamente imperfetta nella quale viviamo, sia ancora più preziosa di quanto sarebbe in una società ideale che, comunque, non esiste.

Mi fermo qui, mi scuso, come talvolta mi ritrovo costretto a fare, se di prima mattina, con il caffè propongo certi argomenti ma fanno parte della vita e trovare tre minuti per rifletterci su, forse non è così sbagliato.

Neppure all’inizio di una giornata.

Buona giornata e, come sempre, good morning privacy!