GOOD MORNING PRIVACY! | Tre mesi all’anno sullo smartphone. Meno forse si può!

Quasi sei ore al giorno, 5 ore e 55 minuti per l’esattezza davanti allo schermo di uno smartphone, di un tablet o di un PC.
È questo il tempo medio che spendiamo in Europa davanti ai nostri dispositivi.
In Italia 176 minuti, sempre in media, solo a fissare lo schermo dello smartphone.
Tre mesi all’anno con gli occhi puntati sullo smartphone secondo il rapporto We Are Social 2024.
Tempo sprecato o tempo bene investito o, comunque, da impegnare necessariamente così?
Difficile se non impossibile a dirsi.

Le variabili sono infinite.
Quelle soggettive e quelle legate al tipo di uso che si fa dei dispositivi digitali e dello smartphone in particolare.
Un rischio di dipendenza, tuttavia, esiste certamente.
E esiste anche un rischio di distrazione.
Senza dire – anche se è la ragione principale per la quale dedico al tema questo episodio di Goodmorning Privacy – che più siamo davanti a un dispositivo digitale, più di noi raccontiamo a una pletora di soggetti.
Quante volte ci capita di prendere in mano lo smartphone con l’idea di rimetterlo giù immediatamente dopo aver scritto un messaggio o controllato il meteo e, di scoprire, cinque o dieci minuti più tardi che lo abbiamo ancora tra le mani e che, magari, qualche notifica ci ha portato a cambiare programma?
A me capita spesso.
Il fenomeno è globale e con insistenza crescente in giro per il mondo in tanti iniziano a ragionare su come allentare questa dipendenza e diminuire le distrazioni a mezzo smartphone.
In questa discussione tra tanti elementi di incertezza c’è una convergenza: la conoscenza e potere!
Quindi impostare sul nostro smartphone e sugli altri dispositivi uno qualsiasi tra i tanti strumenti di monitoraggio della nostra attività online oggi disponibili, uno qualsiasi di quelli che ci dicono quanto tempo abbiamo usato il dispositivo alla fine della giornata, quanto siamo stati sui social, quanto sulle app di messagistica, quanto connessi, quanto a giocare e così via sembra, decisamente, una scelta saggia.
Una volta acquisita conoscenza scientifica e aritmetica di queste informazioni abbiamo una chance di correre ai ripari o, almeno, di valutare se sia il caso di farlo!
E se decidessimo di si, cosa possiamo fare?
Innanzitutto, ci sono decine di app che consentono di impostare limiti temporali all’utilizzo dell’intero dispositivo, di certe categorie di applicazioni o, anche a specifiche applicazioni.
Certo siamo noi a impostare i blocchi e siamo sempre noi a poterli superare con un tap sullo schermo.
Ma, certamente, è meglio di niente almeno per i più volitivi tra noi.
Esistono anche app con analoghe funzioni ma che rendono più complicata la vita in caso di ripensamento, ovvero se ci viene voglia di sbloccare i limiti che abbiamo impostato perché richiedono di utilizzare un apposito oggetto fisico che si può anche decidere di non avere sempre con sé.
E, poi, ci sono rimedi più drastici e, come spesso capita, più utili: non è detto, per esempio, che lo smartphone debba star sempre con noi e che noi lo si debba utilizzare anche per attività che potremmo fare altrimenti.
Ci sono, per esempio, decine di dispositivi per leggere e scrivere senza distrazioni social di qualsivoglia genere.
E ci sono dispositivi da polso che possono tenerci compagnia mentre facciamo fitness al posto di smartwatch e smartphones.
Così come in giro per il mondo c’è tanta gente che sta riscoprendo il piacere di uscire, magari la sera o nel week end, lasciando a casa lo smartphone, con in tasca telefonini meno smart, che servono solo per telefonare o, in qualche caso, per gestire un paio di app di messaggistica.
Insomma è naturalmente una questione di scelte personali e personalissime ma, forse, vale la pena di sapere che le soluzioni per ridimensionare la nostra dipendenza da certi dispositivi o per consentire loro di distrarci meno, esistono.

Buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!