IL SOLE 24 ORE | Non ipotecare il diritto futuro a raccontarsi – Intervista a Guido Scorza

27/01/2025

FONTE: Il Sole 24 Ore: notizie di economia, finanza, borsa, fisco, cronaca italiana ed esteri – Il Sole 24 ORE

Non ipotecare il diritto futuro a raccontarsi Garante della privacy Guido Scorza «Come genitori quando scegliamo di condividere online una foto di nostro figlio, ipotechiamo il suo diritto futuro a decidere se e quanto di sé raccontare al mondo. Ci vuole un istante a pubblicare una foto online e una vita può non bastare per scomparire dal web. Oggi la sfida passa dall’incremento della consapevolezza. Anche le organizzazioni private e le piattaforme possono accrescerla per far evolvere il consumo digitale». Così Guido Scorza, componente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali, commenta la campagna lanciata dall’Autorità. La partita in questi termini è necessariamente plurale.

«Non possiamo fare azioni di sensibilizzazione da soli perché il fenomeno, che è essenzialmente culturale, è troppo pervasivo. Bisogna fare un patto educativo: serve un’alleanza strategica che unisca tutti gli attori per generare un cambiamento sistemico e per cambiare il corso degli eventi. Sono le alleanze, al netto delle diversità dei ruoli, a fare la differenza», precisa Scorza.

La chiave vincente passa anche dal ripensamento del linguaggio. «L’idea è stata quella di adottare un messaggio breve ed ironico per generare una riflessione. Per noi questa campagna rappresenta un cambio di passo perché proviamo a interloquire in modo diretto con utenti che nel quotidiano si relazionano con le piattaforme. Nel nostro piccolo strizziamo l’occhio alle persone. In fondo oggi siamo tutti utenti delle piattaforme. Non si tratta di analfabetismo digitale, bensì di una forza centrifuga che spinge nella direzione di una condivisione continua e inconsapevole. Invece dobbiamo comprendere che il privato è più sicuro del pubblico. Non pubblicare, a prescindere dalla gratificazione, ci tutela maggiormente», dice Scorza.

E coglie delle differenze anagrafiche nei consumi digitali. Perché le nuove generazioni possono insegnare qualcosa alle fasce più mature. «Giro costantemente nelle scuole e noto che paradossalmente la sensibilità della privacy è più alta tra i ragazzi».