Giornata europea della protezione dei dati personali, perché non è vero che le regole bloccano l’innovazione
Quando la tecnocrazia si sostituisce alla democrazia le regole tecnologiche vengono scritte nell’interesse delle Big Tech. La riflessione di Guido Scorza, componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali in occasione della Giornata europea sulla privacy
Oggi è la giornata europea della privacy, un’occasione preziosa per ricordare l’importanza dei diritti, delle libertà e delle regole a cominciare naturalmente da quelle sulla protezione dei dati personali. E il calendario, quest’anno, ha voluto che cadesse proprio a ridosso del piccolo terremoto con epicentro Washington che ha seguito il secondo insediamento del neo rieletto presidente Donald Trump alla Casa Bianca.
Le questioni politiche, naturalmente, non c’entrano per quanto inesorabilmente si intreccino a doppio filo a quelle del diritto. Il punto è un altro. Uno dei primi atti del tycoon è stato abrogare l’executive order con il quale il suo predecessore, Joe Biden, aveva – seppur timidamente – provato a regolamentare i rischi dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società. «Quelle regole bloccano l’innovazione», ha detto Trump nell’abrogare l’executive order del 2023. Ecco questo è il punto.
Utilizzare la giornata europea della privacy per ricordarci e ricordare che questo, in principio, non è vero. Le regole – salvo, naturalmente, siano sbagliate ma allora si cambiano e non si cancellano – non bloccano l’innovazione ma al contrario la orientano e promuovono. Almeno se per innovazione intendiamo quelle forme di progresso tecnologico capaci di aumentare il benessere collettivo per la più parte della popolazione globale.
Perché, naturalmente, se confondiamo l’innovazione con il semplice progresso tecnologico, quali che ne siano effetti e conseguenze, incluso quello di massimizzare il benessere di pochi e accrescere il potere economico e tecnologico degli oligopoli già esistenti, allora, è tutta un’altra storia. E in questo caso il presidente Trump ha ragione da vendere.
Un esempio utile a chiarire la situazione: con l’abolizione dell’executive order di Biden è come se Trump dicesse ai costruttori di automobili che avranno facoltà di decidere liberamente se vendere vetture con o senza airbag e cinture di sicurezza. In questo caso ovviamente il nuovo inquilino della Casa Bianca nnon sta parlando ai costruttori di automobili ma alle fabbriche di algoritmi il che rende, probabilmente, quella decisione ancora più pericolosa perché nel mercato di riferimento c’è già una tendenza preoccupante a sperimentare poco e spesso live, sul mercato, usando le persone come cavie, semplicemente per non perder tempo, considerato che la concorrenza sembra diventata una gara di velocità.
Ma non basta. Il punto è anche un altro. Quando le regole non le scrivono i governi democraticamente eletti o, forse peggio, quando i governi democraticamente eletti le cancellano, la tecnologia diventa essa stessa una forma di regolamentazione: colma il vuoto regolamentare lasciato dagli esecutivi e plasma la vita delle persone e della società a colpi di software, algoritmi, interfacce sempre più usabili e condizioni generali di contratto.
E quando questo avviene – e tutto lascia ritenere che stia avvenendo – la tecnocrazia si sostituisce alla democrazia perché le regole tecnologiche sono scritte nell’interesse di pochi – ovvero degli oligopolisti dei mercati digitali – e sono, dunque, orientate alla massimizzazione dei profitti di quei pochi, anziché a quella del benessere della società globale.
Ecco, forse, considerata la centralità ormai assunta dai dati e dalla disciplina sulla privacy nelle cose del mondo, dei mercati e delle democrazie, si potrebbe usare la giornata europea di oggi per una riflessione su quello che sta accadendo e che non dovremmo lasciare accadesse.
Anche perché, tra le iniziative assunte a Washington nel primo giorno del secondo mandato di Trump, ce ne sono diverse che potrebbero minare direttamente il buon funzionamento di quel complesso sistema di regole e accordi che è il Privacy framework al quale è pressoché integralmente affidata la circolazione dei dati personali tra Europa e Stati Uniti. In termini politici, ciascuno, naturalmente, pensi ciò che crede e, personalmente, ho più di una ragione per astenermi dal manifestare qualsivoglia posizione, ma in termini giuridici, un minuto di riflessione su questa questione, oggi, vale la pena, forse, proporla.
FONTE: Giornata europea della protezione dei dati personali, perché non è vero che le regole bloccano l’innovazione – StartupItalia