L’insostenibile leggerezza dei contenuti che affidiamo ai social
La prossima settimana TikTok potrebbe scomparire dagli smartphone dei suoi 180 milioni di utenti americani a seguito della legge che impone alla società cinese che lo controlla di scegliere tra vendere l’app, limitatamente alle attività in America, a una società americana o, appunto, chiudere i battenti.
Difficile fare previsioni su cosa accadrà per davvero.
Quel che si sa è che, sin qui, la proprietaria di TikTok ha rifiutato ogni proposta di acquisto e che la Corte Suprema, davanti alla quale ha contestato la legittimità della legge che le impone di scegliere tra vendere e chiudere, verosimilmente respingerà il suo ricorso.
Questione enorme quella sui banchi dei giudici della Corte, tra sicurezza nazionale e libertà di informazione, in un Paese nel quale l’una e l’altra sono percepite come due tra i valori fondanti dello Stato. Ma questione impossibile da affrontare nei nostri tre minuti con il caffè sul tavolo.
L’occasione è però preziosa per una riflessione più semplice ma non meno importante.
Che ne sarà dei contenuti che milioni di utenti hanno caricato sui loro profili TikTok se la società chiuderà negli USA, rendendo progressivamente inutilizzabile l’app?
In America, in queste ore, se lo stanno chiedendo in tanti e si moltiplicano online i suggerimenti su come procedere al download di quanto sin qui pubblicato per metterlo al sicuro sui propri smartphone e al riparo dalla tabula rasa che potrebbe abbattersi sui server della società cinese.
Anni di contenuti prodotti e condivisi con il mondo intero, informazioni e opinioni assieme a più o meno straordinarie prestazioni artistiche che, in un modo o nell’altro, rappresentano porzioni importanti della vita di milioni di persone potrebbero andare in fumo da qui a qualche giorno. Un po’ come se gli album delle nostre fotografie e i ricordi più cari che conserviamo da anni, all’improvviso, si dematerializzassero tutti insieme, tutti allo stesso momento, per sempre.
Ma appunto la questione non riguarda solo TikTok e i suoi utenti, ma è enormemente più ampia, perché riguarda o, almeno, potrebbe riguardare domani l’intero patrimonio di contenuti, ricordi, video, fotografie, idee e opinioni generato e pubblicato online sul nostro social preferito, qualunque esso sia.
Perché, ovviamente, vicende analoghe a quella di TikTok, con connotati più o meno diversi, potrebbero verificarsi domani ovunque nel mondo e riguardare qualunque servizio digitale.
Ecco, guardando da lontano alla storia di TikTok negli USA e in attesa di capire come andrà a finire, forse vale la pena di chiederci se e quanto è sostenibile la volatilità e leggerezza di quanto quotidianamente affidiamo alle piattaforme digitali per raccontarci al mondo, raccontare come la pensiamo e ingaggiare ogni genere di battaglia per difendere e promuovere le nostre idee. Tutto, un giorno, potrebbe semplicemente scomparire in una manciata di ore. Forse vale la pena pensarci.
Forse vale la pena riflettere sull’opportunità che le piattaforme digitali non diventino, neppure semplicemente per pigrizia, i nostri album dei ricordi e gli archivi dei nostri pensieri più importanti perché, come suggerisce la vicenda di TikTok, nonostante l’apparenza, in realtà non sono affatto nostri, e può sempre accadere che, per ragioni più o meno nobili o anche semplicemente per distrazione, incidente o incuria di qualcuno, vadano in fumo.
Niente panico, naturalmente, specie mentre prendiamo il caffè della mattina, ma neppure incoscienza o superficialità.
Meglio pensarci oggi che domani.
Buongiorno e, ovviamente, goodmorning privacy!