Ilaria Solaini – 3/10/2025
Mia sorella ha ricevuto un foglio di carta con sopra il programma della squadra di basket di mio nipote, allora ho fatto una foto e ho chiesto a ChatGPT di trasformarlo in un file da condividere con la mia famiglia, in modo che automaticamente si inserisse nei calendari dei loro smartphone. Racconto quest’esempio per mostrare come l’intelligenza artificiale possa semplificare attività di ricerca e pianificazione che richiedono tempo. Da tempo i genitori delegano le faccende domestiche a lavastoviglie e lavatrici, ma il carico mentale legato alla cura degli anziani, dei figli e alla logistica familiare ricade ancora principalmente sulle donne. L’intelligenza artificiale, in questo ambito, può essere d’aiuto? Può rimodellare le nostre vite non solo sul lavoro, ma anche in questo quotidiano carico mentale? Nelle settimane successive al rilascio di ChatGPT, OpenAI aveva stimato che l’80% degli utenti fosse di sesso maschile, basandosi su un campione di 1,5 milioni di conversazioni provenienti dai circa 700 milioni di utenti settimanali di ChatGPT. Dati più recenti, però, hanno mostrato un utilizzo maggiore da parte di account con nomi femminili, arrivando fino al 52,4%. Il 2025 dunque è l’anno in cui sembra sia stato superato questo ostacolo legato al divario di genere nell’adozione dei chatbot intelligenti e di più, dai dati di OpenAI emerge che l’80% dell’utilizzo rientra in tre categorie: guida pratica, ricerca di informazioni e aiuto alla scrittura, con compiti lavorativi che si mescolano almeno per il 50% con esigenze personali. È evidente, dunque, che l’adozione di strumenti come ChatGPT, Gemini e Claude stia entrando sempre più nelle nostre vite, andando a modificare quello che viene chiamato “carico mentale domestico”: a volte invisibile, è in grado di creare stress e ansia se non condiviso nel suo peso. Gli inglesi usano l’espressione mental load, che tiene assieme e racchiude la gestione degli impegni familiari, dalle attività extrascolastiche dei figli agli appuntamenti medici di tutta la famiglia, dalla gestione delle pulizie al pagamento delle bollette, dalla pianificazione dei pasti alle varie liste delle spese. Tutte queste operazioni richiedono pianificazione, anticipazione dei bisogni e una responsabilità continua nel prendere piccole decisioni. A volte, il mental load comprende anche il “sentire di dover sempre essere all’altezza” o il “preoccuparsi anche quando qualcosa non si può gestire”. È indubbio che l’IA non ci possa sostituire nel raccogliere le informazioni nella nostra vita analogica, nelle nostre relazioni sociali, nella gestione delle emozioni che viviamo. Le nostre ansie emotive, le tensioni che viviamo in famiglia, i conflitti interpersonali non si risolvano con un “prompt” scritto in un chatbot. E sono sotto gli occhi di tutti i rischi di questa disumanizzazione delle relazioni affettive in una pandemia della solitudine, per citare un concetto caro a Guido Scorza, avvocato specializzato in diritto delle nuove tecnologie. Al contrario, ciò su cui l’IA, in qualche modo può supportarci, è l’esternalizzazione delle attività cognitive legate alla gestione della famiglia e della casa. In futuro è possibile che degli assistenti domestici integrati (“smart home AI”) che non solo hanno la capacità di ricordare le nostre indicazioni, ma si coordinano con altri elettrodomestici, saranno in grado di prevedere spese e fare ordini automatici, magari prenotando servizi e appuntamenti online utili nella vita familiare di tutti, non solo delle donne. Promuovendo così una redistribuzione più equa del quotidiano mental load.
AVVENIRE | L’IA come un’alleata contro il carico mentale?
