Nelle scorse settimane ci siamo occupati, da diverse angolature, dell’avvento, anche in Italia, di DeepSeek, e degli effetti causati dall’introduzione dell’applicazione cinese dei modelli di intelligenza artificiale che, in pochi giorni, ha scalato le vette della classifica dei download gratuiti dell’App Store sia nella stessa Cina sia negli Stati Uniti, sorpassando ChatGPT. Come è noto, DeepSeek è paragonabile a OpenAI nella risoluzione di problemi matematici, nella programmazione e nell’inferenza del linguaggio naturale.
Ne abbiamo considerato l’introduzione da diverse prospettive: dai riflessi sui mercati finanziari ai segnali di un profondo cambiamento in atto negli equilibri di potere globali anche dal punto di vista tecnologico, dalle considerazioni espresse sulla sua attendibilità come strumento in relazione alla censura, fino al divieto imposto a DeepSeek dal Garante per la Protezione dei dati personali, che è intervenuto con due distinte prese di posizione; in definitiva disponendo “in via d’urgenza e con effetto immediato, la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e di Beijing DeepSeek Artificial Intelligence“.
Un provvedimento di limitazione – avevano precisato dalla sede dell’Autorità di Piazza Venezia, a Roma – che si riteneva necessario in quanto le comunicazioni della società non erano state considerate soddisfacenti. “Hanno dichiarato di non operare in Italia e che non è applicabile la normativa europea”, avevano riferito dal Garante. E, da qui, evidentemente lo stop.
Ma per sapere in maniera approfondita cosa sia accaduto davvero tra il Garante e la società cinese, nell’ambito del podcast A little privacy, please! che prova a spiegare con parole semplici questioni particolarmente complesse, il nostro speaker Sergio Aracu lo ha chiesto all’Avv. Guido Scorza, componente del Collegio del Garante che tanto si è occupato di questa vicenda nelle ultime settimane.
“Il giorno in cui DeepSeek arriva sulle borse globali, i titoli occidentali crollano. Sullo sfondo c’è la guerra per il predominio tecnologico tra Usa e Cina. Ma la nostra istruttoria si è mossa da una considerazione da par-condicio, che i rischi che abbiamo visto all’epoca per ChatGpt sarebbero potuti sussistere anche ora per la app cinese. In particolare, per ciò che riguarda la sua conformità al perimetro di applicazione del GDPR”, ha premesso ai nostri microfoni Scorza.
Nel frattempo, come ha riferito Sergio Aracu: “qualcosa è cambiato, dato che sul sito di DeepSeek è comparsa una Privacy Notice aggiornata al 14 febbraio. Si tratta di un segnale di partenza? ha chiesto il nostro host.
Per conoscere la risposta e quali saranno i passi dell’Autorità nelle prossime settimane, non vi resta che ascoltare l’episodio!
Link alla puntata: Cosa è successo davvero tra il Garante della Privacy e DeepSeek? – Radio Activa