
Il Caffè di Radio 1 del 28/02/2025
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Ascoltate il nostro silenzio.
È quello che resterà della nostra musica se il Governo regolamenterà l’utilizzazione delle opere dell’ingegno per l’addestramento degli algoritmi come appare intenzionato a fare ovvero permettendo alle fabbriche di intelligenza artificiale di pescare a strascico tutto quello che trovano online salvo che il singolo titolare dei diritti non abbia contraddistinto il singolo specifico file musicale con un sistema attraverso il quale manifesta il suo divieto.
Arriva largamente annunciato tanto da non suscitare alcuna sorpresa l’avvio da parte della Federal Trade Commission di un’indagine per capire se e quanto l’industria tecnologica – big tech in testa – abbia sin qui esercitato forme di censura rimuovendo, demonetizzando o penalizzando nell’indicizzazione e diffusione i contenuti degli utenti in ragione delle opinioni espresse.
Continua a leggereSarebbero già 135 mila le applicazioni che Apple ha cancellato dal suo store perché non conformi alle Il sito internet accoglie ancora i visitatori con un claim che è tutto un programma, forse la cosa migliore dell’intera iniziativa: guarda il mondo, non il tuo schermo.
Continua a leggereSarebbero già 135 mila le applicazioni che Apple ha cancellato dal suo store perché non conformi alle nuove regole del Digital Service Act ovvero perché non sufficientemente trasparenti con utenti e consumatori.
Continua a leggereSemafor l’ha battuta come uno scoop, forse per la verità esagerando un po’.
Il New York Times, ha rifiutato di commentarla, dicendo che non ci sarebbe niente di nuovo sotto il sole e che le sue linee guida per l’uso in redazione dell’intelligenza artificiale sarebbero online dalla scorsa primavera.
Circostanza di per sé vera.
Ma che sia buona la prima o la seconda, la notizia c’è: i giornalisti del New York Times, nei giorni scorsi, hanno ricevuto una serie di mail con l’invito a un uso responsabile dell’intelligenza artificiale per migliorare il loro lavoro.
E si tratta di una notizia perché il New York Times è protagonista di una delle più grandi azioni legali promosse contro OpenAI per violazione del diritto d’autore, per aver usato i contenuti del Times senza alcuna autorizzazione.
“Questa indagine ci ha portato negli angoli più oscuri di Internet e sono assolutamente inorridito per le donne e le ragazze che hanno dovuto sopportare questo sfruttamento”.
Sono le parole con le quali, qualche mese fa, il Procuratore capo di San Francisco, David Chiu ha annunciato di aver trascinato in Tribunale sedici fornitori di servizi che offrivano al pubblico soluzioni capaci di generare, grazie all’intelligenza artificiale, immagini e video sessualmente esplicite di chiunque, partendo da una qualsiasi foto pubblicata sui social.
È un j’accuse documentato e piuttosto duro quello pubblicato dalla BBC a proposito dell’affidabilità di quattro tra i modelli di intelligenza artificiale generativa più popolari al mondo e, nello specifico, ChatGPT di OpenAI, Copilot di Microsoft, Gemini di Google e Perplexity.
Quando si tratta di rispondere a domande di cronaca e attualità rielaborando le notizie già pubblicate dalla BBC, gli algoritmi sbaglierebbero tanto, anzi, secondo la BBC decisamente troppo.
Per arrivare a questa conclusione un pool di giornalisti della BBC ha posto ai quattro servizi basati sull’intelligenza artificiale centinaia di domande, chiedendo di utilizzare nelle risposte, come fonte, proprio la BBC.
Oggi, nel giorno di Cupido, c’è una freccia che non posso far a meno di scoccare è quella con la quale mi piacerebbe che qualcuno si innamorasse di uno dei diritti più preziosi che c’è, il diritto alla privacy.
Ma è difficilissimo che vada a segno specie in un’epoca nella quale tutto suggerisce di considerarla morta, inutile, superata, dai tempi e dalle tecnologie.
Il “fair use” è un’altra cosa. Parola di un giudice pentito.
“Un uomo intelligente sa quando ha ragione; un uomo saggio sa quando ha torto. La saggezza non mi trova sempre, quindi cerco di accoglierla quando lo fa, anche se arriva tardi, come in questo caso. Rivedo quindi il mio giudizio sommario del 2023 e l’ordinanza in questo caso”.
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