Chi troppi (dati) vuole, nulla stringe
È, o almeno potrebbe e dovrebbe essere, istruttiva l’esperienza di Walgreens, la più grande catena di farmacie americane, che nel 2020 aveva stretto una partnership con Cooler Screens, una start-up che ha progressivamente sostituito tutte le porte a vetro dei frigoriferi in cui Walgreens espone i suoi prodotti con porte ad alta tecnologia. Queste porte, da un lato, osservavano, profilavano e tracciavano le abitudini di consumo dei clienti, anche per gestire un complicato sistema di prezzi dinamici, e, dall’altro, proponevano video-messaggi pubblicitari personalizzati a seconda di chi si fermasse davanti al frigorifero.
Un’idea futuristica che, tuttavia, sembra non aver funzionato.
Probabilmente, i clienti di Walgreens avrebbero preferito continuare a guardare direttamente dentro i frigoriferi per scegliere cosa comprare. Inoltre, il sistema ha spesso funzionato – almeno secondo la catena di farmacie – meno bene del previsto, mostrando talvolta posizioni errate dei prodotti e prezzi diversi da quelli reali. Senza contare che alcuni sportelli sono addirittura andati a fuoco.
Il risultato? Walgreens ha portato Cooler Screens in tribunale per ottenere la risoluzione anticipata del contratto. Di tutta risposta, la start-up, oltre a difendersi strenuamente davanti ai giudici, ha scollegato gli sportelli-schermo, lasciandoli completamente al buio.
Insomma, è guerra.
I vertici di Walgreens ora si stanno facendo un esame di coscienza e sembrano concordi sul fatto di aver fatto un passo troppo lungo. Offrire ai loro clienti uno scenario così avveniristico, evidentemente, non è stata la scelta giusta, perché il pubblico non era ancora pronto.
Una storia istruttiva, speriamo.
Non bisogna illudersi che la reazione negativa dei clienti di Walgreens sia davvero dipesa solo dalla percezione di un’eccessiva invasione della privacy. Tuttavia, sembra essere stata sufficiente a convincere la società a rallentare verso un futuro distopico.
Buona giornata e good morning privacy!