MILANO FINANZA | L’intreccio tra Tesla, Starlink e Casa Bianca: l’ingresso pericoloso di Musk in politica

Milano Finanza 28/03/2025 – Di Guido Scorza

Le vendite e il valore delle azioni di Tesla, la società con la quale Elon Musk ha fatto innamorare il mondo delle auto elettriche diversamente intelligenti, sono in caduta libera. E i negoziati per l’adozione in Italia di Starlink, il servizio di connettività satellitare dello stesso Musk, sono in stallo essendosi trasformati da questione commerciale e tecnologica a questione politica e geopolitica, suggerendo al governo prudenza sia per ragioni interne che europee.

Due fatti certi che si prestano a letture diverse e inesorabilmente soggettive. Tuttavia il sospetto che quanto sta accadendo sia, almeno in buona misura, imputabile alla discesa in campo di Musk nelle cose della politica e al suo ingresso alla Casa Bianca è forte, non sottovalutabile e meritevole di attenzione.

La ribellione dei clienti Tesla

In tanti, tra personaggi più o meni noti della politica e dello spettacolo, ad esempio, in Italia e all’estero, negli ultimi mesi hanno pubblicamente annunciato di aver deciso di vendere la loro Tesla dopo la scelta politica di Musk.

E proprio in Europa un’iniziativa lanciata da un cittadino tedesco quasi per gioco – la vendita online di adesivi con su scritto «Ho comprato questa Tesla prima che Musk perdesse la testa» – ha avuto uno straordinario successo di pubblico e, ancora oggi, le offerte degli adesivi e di una serie di imitazioni spopolano su Amazon e sulle piattaforme rivali cinesi. L’ideatore dell’iniziativa da solo è arrivato in alcuni giorni a venderne oltre 2 mila, vedendo il gioco trasformarsi in business. Duplice ma comunque significativa la motivazione dell’acquisto: atto di protesta e di boicottaggio contro un marchio divenuto simbolo di una scelta di campo politica non condivisa da alcuni dei possessori delle Tesla o atto di difesa contro eventuali atti vandalici che hanno interessato un certo numero di automobili nel mondo.

Difficile escludere che i risultati negativi del brand a lungo simbolo delle auto elettriche diversamente intelligenti siano estranei alle scelte politiche di Musk. Ancora più facile mettere in collegamento lo stop alla diffusione, almeno in Europa, di Starlink con le questioni geopolitiche, con la tensione nei rapporti tra Washington e Bruxelles e con l’identificazione obbligata tra Starlink e Musk. Impossibile, perché troppo rischioso, in un momento di questo genere pensare di mettere le comunicazioni nazionali nelle mani di soggetti super-esposti politicamente come Musk e la sua Starlink.Troppo delicato il settore nel quale il più grande finanziatore e spindoctor, braccio destro di Donald Trump, si ritroverebbe a giocare un ruolo chiave: difficile mettere soggetti del genere a fare da intermediari nelle comunicazioni di milioni di persone e, soprattutto, delle istituzioni.

E questo a prescindere dalla circostanza che si sia di destra o di sinistra. Poi naturalmente che buona parte delle comunicazioni nazionali tra privati, aziende e istituzioni già circoli su piattaforme di messagistica gestite da società commerciali americane non tanto più lontane dalla Casa Bianca e dal suo inquilino è un’altra storia, della quale forse prima o poi bisognerebbe occuparsi esattamente per la stessa ragione per la quale ci si preoccupa di non spalancare le porte del mercato nazionale delle comunicazioni a Starlink.

Bisogna ricordare gli esempi del passato

Se è vero infatti che l’informazione è potere e che l’informazione ormai circola pressoché esclusivamente sulle reti e sulle piattaforme di comunicazione elettronica, non si può non concludere che, se queste infrastrutture sono gestite da soggetti geopoliticamente così tanto schierati, il Paese che le utilizza si pone in una posizione di potenziale straordinaria fragilità, dipendenza e vulnerabilità.

Poi, per carità, ci sono le regole che dovrebbero valere a scongiurare il rischio che le cose vadano storte e che certe informazioni finiscano nelle mani sbagliate; però la storia è li a ricordarci – a cominciare dallo scandalo raccontato da Snowden a proposito della Nsa – che talvolta queste regole non sono bastate. Senza dire che le regole si cambiano in fretta o comunque si possono interpretare e applicare in maniera elastica.

La risposta del governo

«Se toccherete una Tesla commettendo atti vandalici, è meglio che stiate attenti perché verremo a prendervi», ha dichiarato Pam Bondi, procuratrice generale degli Stati Uniti d’America, in un’intervista a Fox Business nei giorni scorsi. «E se state finanziando queste azioni verremo a cerarvi e scopriremo chi siete». Mentre dalla Casa Bianca si rincarava la dose annunciando l’intenzione di qualificare ex lege gli atti vandalici in danno di veicoli Tesla come atti di terrorismo interno, con ogni conseguenza sul versante dei mezzi investigativi utilizzabili per identificare i colpevoli e delle conseguenze sanzionatorie.

L’intreccio tra politica, industria e mercati, insomma, è evidente e sembra più stretto di sempre. Con un’aggravante: questo intreccio oggi riguarda industrie e mercati di prodotti e servizi – quelli digitali e tecnologici – che hanno impatto sulla vita delle persone e della società incomparabile rispetto a quello dei mercati e delle industrie che ieri si incrociavano alle cose della politica. Il tema del rischio di conflitti di interesse quindi oggi meriterebbe di essere affrontato con attenzioni superiori a quelle di ieri.

Sotto questo profilo forse è un bene che i mercati stiano suggerendo a Musk e alle sue aziende cautele nella così stretta sovrapposizione tra iniziative politiche e commerciali. Altri, oggi e in futuro, potrebbero anche per questo decidere di non seguire l’esempio dell’istrionico patron di Tesla e Spacelink, assicurando così maggiore serenità alle democrazie, ai diritti e alle libertà.

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