PRIVACY WEEKLY 01.07.2025

Negli USA si discute uno stop decennale alle regole statali sull’AI. Ma c’è un equivoco

Si scrive governo dell’Intelligenza artificiale, si legge governo della società globale. Le riflessioni di Guido Scorza, componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali

Vietato per dieci anni varare a livello statale ogni “legge o regolamento… idoneo a limitare, restringere o regolamentare in altro modo i modelli di intelligenza artificiale, i sistemi di intelligenza artificiale o i sistemi decisionali automatizzati utilizzati nel commercio interstatale”.

È questo il senso di un emendamento alla legge di bilancio USA sul quale il Congresso sarà chiamato a votare nei prossimi giorni. Anche se i promotori dell’iniziativa legislativa si affrettano a sottolineare che non si tratta – e non potrebbe trattarsi considerato che il veicolo legislativo è una legge di bilancio – di un vero divieto o di una compressione assoluta della potestà legislativa statale ma, invece, di una semplice condizione alla quale sarà subordinato il diritto dei singoli Stati a accadere a una quantità comunque considerevole – per non dire irrinunciabile – di risorse.

Gli oppositori della proposta, i democratici, decine di Stati americani e centinaia di organizzazioni per la difesa dei diritti civili e delle libertà fondamentali naturalmente non la pensano così e si dicono pronti a dar battaglia, prima dai banchi del congresso e, poi, se non bastasse da quelli della Corte Suprema per contestare la legittimità della proposta qualora diventasse legge.

Ma non è la vicenda in sé a meritare attenzione almeno da questa parte dell’oceano quanto, invece, l’equivoco, sul quale l’idea della moratoria decennale si fonda, ovvero il pensare che in una stagione della vita del mondo letteralmente travolta dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale, la più pervasiva, repentina e disruptive delle rivoluzioni tecnologiche con le quali l’umanità si è sin qui confrontata, si possa tracciare una linea di confine tanto netta, tra la regolamentazione dell’intelligenza artificiale e quella della società.

Quasi che l’AI sia un fenomeno verticale, settoriale, limitato in termini oggettivi o soggettivi. Non è così e dovrebbe, ormai, essere evidente a tutti. Si scrive governo dell’Intelligenza artificiale, si legge governo della società globale.

Perché non c’è dimensione della vita delle persone come singoli e come appartenenti alle comunità nelle quali viviamo che possa effettivamente considerarsi sottratto all’impatto dell’intelligenza artificiale.

Impensabile già oggi – figurarsi da qui ai prossimi dieci anni – scrivere regole sulla selezione del personale, sul credito al consumo, sul governo della sanità, in materia assicurativa o di circolazione stradale o, piuttosto, sul pluralismo informativo, la disinformazione, la pubblicità commerciale o politica e qualsiasi altro aspetto o materia senza prendere in considerazione le questioni legate all’intelligenza artificiale. Non regolamentare queste ultime significa rinunciare a regolamentare la società.

Ed è per questo che l’equivoco che sembra trasparire dalla proposta di legge in discussione davanti al Congresso americano in queste ore, desta preoccupazione: se non lo si capisce, si rischia di fraintendere l’impatto di una serie di decisioni delle quali si sta discutendo anche da questa parte dell’oceano quando, ad esempio, ci si interroga sull’opportunità di regolamentare o non regolamentare l’intelligenza artificiale o quando si propone di adottare politiche di laissez faire all’industria e ai mercati tecnologici.

Bene, anzi, benissimo interrogarsi su quali siano le regole necessarie a garantire che l’intelligenza artificiale esprima tutto il suo straordinario potenziale innovativo a favore dell’intera umanità in ogni settore delle nostre vite ma a una condizione: che queste regole escano dalle istituzioni democratiche e non tecno-imposte dalle fabbriche degli algoritmi. Non si tratta di disciplinare una specifica tecnologia ma di decidere come debba essere la società globale nei prossimi decenni.

Questa è la posta in gioco e si sbaglierebbe a confonderla con il futuro di uno specifico settore industriale che è una parte, certamente rilevante ma non assorbente, di un universo enormemente più ampio: il nostro, quello in cui viviamo, quello in cui vivranno i nostri figli e i nostri nipoti.

FONTE: Negli USA si discute uno stop decennale alle regole statali sull’AI. Ma c’è un equivoco – StartupItalia