Sarebbero già 135 mila le applicazioni che Apple ha cancellato dal suo store perché non conformi alle nuove regole del Digital Service Act ovvero perché non sufficientemente trasparenti con utenti e consumatori.
Ma facciamo un passo indietro perché capire quello che sta accadendo potrebbe essere utile a tutti.
Il Digital Service Act prevede che chi distribuisce, da operatore commerciale, un applicazione debba dichiarare la natura, appunto, commerciale della propria attività e soprattutto fornire agli utenti attraverso le piattaforme di distribuzione dell’app, la propria ragione sociale, il proprio numero di telefono, l’indirizzo della propria sede e un indirizzo mail.
E impone ai gestore degli apps store di verificare che ciò accada davvero, impedendo a chi non è abbastanza trasparente di distribuire la propria applicazione attraverso la piattaforma.
Apple, dopo aver avvisato ormai da mesi gli sviluppatori delle nuove regole, ora, ha cominciato a far pulizia.
Via tutti quelli che non le rispettano.
E, frattanto, e questo è utile saperlo, nelle schede di presentazione delle applicazioni, sotto alle informazioni sulla privacy, compare un’apposita sezione relativa alle informazioni sullo sviluppatore attraverso la quale si accede alle informazioni che il DSA impone di pubblicare.
Utile, certamente, per utenti e consumatori.
Una bella gatta da pelare per gli sviluppatori più piccoli che sin qui gestivano la cosa un po’ alla leggera, normalmente da casa e pubblicando, nel migliore dei casi un indirizzo email.
Ma ora non basta più.
E indicare un numero di telefono e l’indirizzo della propria sede, se si fa tutto da casa, può esser un bel problema di privacy.
Immaginatevi trovarvi sott casa anche solo un migliaio di utenti inferociti perché la vostra app non funziona.
Chi può, quindi, sta correndo ai ripari acquistando servizi di domiciliazione in spazi di co-working e attivando contratti per la gestione di numeri di telefono virtuali.
Chi non ce la fa perché l’app genera utili inferiori alle spese che dovrebbe mettersi sulle spalle o, semplicemente, non si è accorto delle nuove regole, semplicemente viene messo alla porta.
E, pare, stia capitando in numero di casi ragguardevole.
È il prezzo della trasparenza.
Ora bisognerà cominciare a fare qualche prova per capire se ai numeri di telefono indicati qualcuno risponde davvero.
Potrebbe essere un bel business per i call center che, magari, si concentreranno su questo e lasceranno stare il telemarketing, almeno quello selvaggio.
Lo so, è una pia illusione, ma se non ci si illude al mattino quando?
Come sempre buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!