L’anno scorso PornHub, una delle più popolari piattaforme online di contenuti pornografici ha chiuso i battenti in Texas. Il motivo? Una legge che impone agli utenti di quel genere di piattaforme di dimostrare di essere maggiorenni prima di entrare. In tanti hanno, immediatamente, dubitato della legittimità della legge considerandola incompatibile con il primo emendamento, quello sulla libertà di parola. Qualcuno ha fatto di più e ha chiesto e ottenuto che la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America si pronunciasse sulla legge. La sigla e vi racconto come è appena andata a finire.
È finita, per dirla calcisticamente in numeri, sei a tre a favore della legittimità della legge texana e, dunque, dell’obbligo dei gestori delle piattaforme tipo PornHub di verificare l’età dei propri utenti prima di lasciarli entrare.
Nessun onere incompatibile con il primo emendamento secondo la maggioranza dei giudici della Corte.
L’esigenza di proteggere i minori dall’accesso a contenuti inequivocabilmente inadeguati alla loro età giustifica una compressione della libertà di accesso ai contenuti in questione, compressione consistente, secondo la legge del Texas, nell’esigenza di sottoporsi a una verifica dell’età a mezzo documento di identità.
Per i Giudici si tratta di una scelta bilanciata e proporzionata allo scopo perseguito, uno scopo che non conta di meno del primo emendamento e che non hanno considerato raggiungibile con soluzioni diverse.
Tutte respinte al mittente le eccezioni sollevate dalla coalizione che aveva trascinato la legge texana davanti ai Giudici.
“La legge 1181 – scrivono i Giudici della Corte Suprema – promuove l’importante interesse del Texas nel proteggere i minori dai contenuti sessuali ed è adeguatamente adattato a tale interesse.”
Poi aggiungono “Gli Stati utilizzano da tempo i requisiti di verifica dell’età per conciliare il loro interesse a proteggere i minori da materiale sessuale con il diritto degli adulti di avvalersi di tale materiale. La legge 1181 adatta semplicemente questo approccio tradizionale all’era digitale. Anche i metodi di verifica specifici consentiti dalla Legge 1181 – dati identificativi rilasciati dal governo e dati transazionali – sono chiaramente legittimi. Entrambi sono metodi consolidati di verifica dell’età, già utilizzati da molti siti web pornografici e altri settori con servizi soggetti a restrizioni di età.”
Non tutti sono d’accordo naturalmente.
L’Electronic Frontier Foundation ha definito la decisione della Corte Suprema “un duro colpo al diritto alla libertà di parola degli adulti”.
Aaron Mackey, responsabile del contenzioso, ha affermato che la “sentenza consente agli stati di emanare norme onerose sulla verifica dell’età che impediranno agli adulti di accedere a libertà di parola, limiteranno la loro capacità di mantenere l’anonimato e metteranno a repentaglio la sicurezza dei loro dati e la loro privacy”.
E della stessa opinione, in una dissenting opinion, si è dichiarata la Giudice Kagan “Si tratta di consegnare informazioni su di te e sulle tue abitudini di visione al gestore di un sito web, e poi… chissà? Il gestore potrebbe vendere le informazioni; potrebbe essere hackerato o citato in giudizio”.
Sul versante delle cose della privacy difficile darle torto.
Su quello dell’incompatibilità con la libertà di parola, però, la tesi della maggioranza dei suoi colleghi sembra più solida e meno pretestuosa.
Il punto, comunque, è che nel 2025, in una stagione della vita del mondo nella quale il tecnologicamente impossibile non esiste più, esistono decine di soluzioni tecnologiche capaci di proteggere efficacemente i bambini attraverso l’age verification senza compromettere la privacy né loro, né degli utenti maggiorenni.
Mai come in questo caso: volere e potere e ogni alibi a imboccare la strada dell’effettiva tutela del best interest del bambino andrebbe semplicemente sgretolato e travolto con la forza della ragione, del buon senso e del comune senso di umanità che suggerisce non si possa immolare il benessere dei più piccoli sull’altare del business come, al contrario, si sta facendo da anni.
Ma il discorso sarebbe lungo.
Buona giornata e good morning privacy!