“Non state facendo arte, state trasformando le vite di esseri umani in disgustosi e scadenti brandelli di carne, strappandoli alla storia dell’arte e della musica per poi spingerli in gola alle persone nella speranza di ottenere approvazione. Che schifo!”
Sono alcune delle parole con le quali Zelda Williams, regista e figlia di Robin, ha tuonato via social contro l’esercito di persone che continua a usare l’intelligenza artificiale generativa per produrre video utilizzando l’immagine del padre.
La sigla e poi vi leggo le altre e proviamo a trarre qualche conclusione.
Non ne può più. Non è disponibile a tollerare oltre. Non ha intenzione di restare in silenzio la figlia di Robin Williams, popolarissimo attore scomparso oltre dieci anni fa.
Il vaso è colmo e non è una questione commerciale legata allo sfruttamento dell’immagine del padre ma una questione personale, affettiva, intima, familiare.
E così Zelda Williams ha rotto gli indugi e scritto via social quello che pensa del riuso diversamente intelligente dell’immagine del padre per generare video dei quali il padre non ha mai scelto di essere protagonista e dei quali nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di pensare che avrebbe voluto esserlo.
“Per favore, smettetela di mandarmi video con mio padre generati dall’Intelligenza Artificiale. Smettetela di pensare che io abbia voglia di vederli e che capisca. Non voglio farlo e non lo farò. Se invece state soltanto cercando di provocarmi, sappiate che ho visto ben di peggio, quindi vi bloccherò e andrò avanti per la mia strada. Ma vi prego, abbiate la decenza di smettere di fare questo a lui, a me e a qualsiasi altra persona. Punto. È stupido, è uno spreco di tempo e di energia, e credetemi, non è ciò che avrebbe voluto.”
Difficile, anzi, inutile aggiungere altro.
Il punto è chiarissimo.
Robin Williams non c’è più.
È stato un gigante di Hollywood, ha dato moltissimo al suo pubblico, ha fatto le sue scelte artistiche, ha deciso cosa fare della sua genialità e cosa non fare.
La semplice circostanza che, oggi, l’intelligenza artificiale consenta a chiunque di riportarlo sinteticamente in vita in un video non dovrebbe significare che chiunque possa sentirsi legittimato a farlo.
Prima che illecito è maleducato, insensibile, contrario alla dignità della persona e dell’artista che, pure, magari, si è artisticamente amato.
E Zelda lo dice forte e chiaro: “Gli attori in carne e ossa meritano la possibilità di creare i personaggi secondo le loro scelte, di prestare la voce ai cartoni animati e di impiegare le proprie capacità UMANE e il proprio tempo nella costruzione di una performance. Queste riproduzioni sono, nel migliore dei casi, un’insulsa replica di persone straordinarie, mentre nel peggiore dei casi sono orrendi mostri in stile Frankenstein, assemblaggi dei peggiori pezzi di questa industria, che dovrebbe invece battersi per qualcosa di diverso.”.
Quasi banale dire che ha ragione lei.
E, tutto questo, senza dire che non è umanamente giusto neppure nei confronti dei famigliari.
Ognuno elabora il lutto a modo suo.
E nessuno dovrebbe pretendere di decidere per lei o per lui se sia un piacere o un dolore vedere un padre artificialmente contraffatto e posticcio recitare un ruolo che non ha mai recitato.
Lascio in fondo la circostanza che, almeno da questa parte dell’oceano, il trattamento dei dati personali – anche biometrici in questo caso – di Robin Williams necessari alla generazione di nuovi video è da considerarsi illecita, specie davanti alla netta opposizione della figlia.
Un caffè amaro e arrabbiato oggi, un caffè dedicato a Zelda Williams e alla sua battaglia, bella, importante e per tutti.
Buona giornata e good morning privacy!
