GOOD MORNING PRIVACY! | Occhio all’intelligenza artificiale nei giocattoli dei nostri bambini

Mi rendo conto che è un argomento che, a qualcuno, magari, farà storcere la bocca e potrà trovarlo poco consono a un caffè del mattino ma è una questione come un’altra che riguarda la privacy e un pubblico indiscutibilmente ampio.
Parliamo di sex toys.
Quanto sono curiosi? Quanti e quali dati raccolgono?
Quale è il prezzo del piacere che si paga in dati personali?
La sigla e se le domande vi interessano, subito dopo, proviamo a cercare qualche risposta.

Il punto di partenza, nel 2025, è quasi elementare: non c’è attività svolta utilizzando un dispositivo connesso che non generi dati e se l’attività è un’attività riconducibile a una persona identificata o identificabile, i dati in questione sono, naturalmente, dati personali.
Figurarsi poi se l’attività in questione è un’attività intima.
Nessuna sorpresa che i dati generati dall’uso del dispositivo non saranno solo personali ma personalissimi, particolari per dirla con le parole della disciplina europea, il famoso GDPR.
Naturalmente quando si decide di acquistare o usare un giocattolo del piacere il suo prezzo in termini di privacy e dati personali non è in cima alla lista dei propri pensieri.
Ma, forse, sapere che quel prezzo esiste può comunque esser utile a farne un uso consapevole.
Qui, inesorabilmente, a qualcuno verrà da ridere o, almeno, da sorridere ma la questione è seria.
Il mercato di riferimento, infatti, non è più da tempo un mercato di nicchia tanto che le stime suggeriscono che entro il 2030 varrà 80 miliardi di dollari e, soprattutto, i dati che possono venir raccolti attraverso un sex toys sono tanti e rivelatori di tanto su chi lo utilizza.
Si va da quelli sul comportamento sessuale, a quelli sulla frequenza di utilizzo, passando per l’indirizzo IP utilizzato per la connessione e, magari, la vostra posizioni o eventuali link tra chi lo usa e il proprio partner.
Una montagna di dati, tutti, straordinariamente sensibili, insomma.
Ma a che serve saperlo se, tanto, alla fine, verosimilmente, chi ama certi giocattoli non rinuncerebbe comunque al piacere che i sex toys sanno regalare?
Domanda ragionevole ma risposta facile: a consentire di usare i giocattoli in questione nel modo più intimo possibile.
E la riservatezza del loro impiego, tutto sommato, è qualcosa che sta a cuore agli utilizzatori che, infatti, quando li ordinano online, si preoccupano, giustamente, di esser certi che il giocattolo arrivi in un pacco anonimo e non sia riconoscibile.
Una preoccupazione che, tuttavia, serve a poco se, poi, al primo utilizzo – e, talvolta, addirittura prima – semplicemente in fase di configurazione dell’applicazione alla quale il giocattolo è collegato si rischia di dire troppo di sé o prestare, inconsapevolmente, il proprio consenso a una serie di trattamenti di dati personali.
Lo schema, infatti, è il solito: si accende il giocattolo, si scarica l’app, si inizia a configurarla e, mentre si ha in testa solo ed esclusivamente, il gioco del piacere prossimo venturo, ci si vede chiedere una serie di dati e consensi che, salva un’invidiabile prudenza e forza di volontà, normalmente si consegneranno a chi sta dall’altra parte dell’app.
Per carità, niente di male nel consegnare all’azienda produttrice del giocattolo e ai suoi partner i dati in questione che, magari, possono esser utili a consentire di avere un’esperienza di gioco migliore, a migliorare il giocattolo, a interagire con un partner a distanza ma, la condizione, come sempre in questi casi, è esserne consapevoli, capire quali sono le conseguenze della scelta, comprendere il prezzo del piacere.
Dopo di che, ciascuno faccia la propria scelta e viva la sua intimità e il suo piacere per come ritiene!
E il punto di partenza è inevitabilmente sempre lo stesso: resistere alla tentazione di correre a usare app e giocattolo e leggere l’informativa.
Strade più brevi o scorciatoie non esistono.
In questa lettura faticosa, forse noiosa ma necessaria, una delle domande più importanti da porsi è se, in qualche modo, si stia o meno autorizzando la società che per prima raccoglierà, eventualmente, i nostri dati a venderli a terzi.
Perché, se così fosse, il rischio che ciò che dovrebbe essere intimo per davvero, tutto diventi fuorché intimo, è elevato giacché il valore commerciale di quei dati è enorme e per molti produttori di sex toys il mercato secondario da rivendita dei dati sull’utilizzo dei propri giocattoli potrebbe essere superiore a quello principale.
Ma non basta.
I più evoluti dei giocattoli in questione, infatti, hanno anche telecamere incorporate, telecamere che se non si presta abbastanza attenzione nella configurazione della password per la loro attivazione e utilizzo potrebbero far finire in mondovisione le nostre immagini più intime.
Naturalmente, come spesso accade in questi caffè del mattino, ci sarebbe tanto, ma tanto di più da dire ma un caffè e un caffè e non può diventare un’intera colazione.
Chi vuole approfondire può farlo, facilmente, con una ricerca online.
Per tutti gli altri, il messaggio è uno e uno soltanto: occhio all’informativa sulla privacy e occhio a chi e cosa si dice di sé mentre si corre sul rettilineo del piacere.
Buona giornata e good morning privacy anche se, oggi, forse, ci starebbe meglio un privacy good night, con le luci che si spengono e l’app del giocattolo di turno che accende lo schermo dello smartphone.