Ho appena finito di leggere il Rapporto annuale ISTAT 2025 e tra tante cose che non vanno bene per il nostro Paese ce n’è una che, per materia, mi preoccupa più delle altre e che credo meriti questo caffè insieme.
Sto parlando delle competenze digitali ma, forse, dovrei dire, delle diffuse incompetenze digitali italiane.
“È ancora possibile proteggere la nostra privacy?”, convegno patrocinato da Federprivacy tenutosi il 27 maggio 2025 Roma presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati, in occasione della presentazione del libro “Smetti di farti spiare, difendi la tua privacy” edito da Mondadori Università a cura di Nicola Bernardi con Gianluca Amarù, Alessandra Fava, Marco Fossi, e la prefazione di Guido Scorza. Al dibattito, moderato da Ylenia Totino, hanno partecipato l’On. Simone Billi, Guido Scorza, Componente del Garante per la protezione dei dati personali, Nicola Bernardi, Presidente di Federprivacy, Manlio d’Agostino Panebianco, membro del Comitato Scientifico di Federprivacy, e Gianluca Amarù, Consulente ed avvocato in diritto delle nuove tecnologie.
L’altro giorno sono stato assalito da un incubo a occhi aperti pensando a come crescevamo, da bambini, negli anni ’70 e che spesso mi viene da considerare incoscienti e irresponsabili i miei pure prudentissimi – forse anche troppo – genitori. E allora cosa penseranno le mie figlie di me e, magari, più in generale, i nostri figli di noi? Perché oggettivamente, nella dimensione digitale li stiamo esponendo a rischi non proprio di poco conto. L’incubo ha generato un pezzo pubblicato ieri su Specchio de La Stampa. Dopo la sigla vi riassumo la riflessione perché è dolorosa ma potrebbe essere utile.
Non è un bel primato del quale andare fieri quello che un’inchiesta del Washington Post attribuisce a New Orleans: la città americana nella quale la polizia avrebbe abusato di più di alcune soluzioni di riconoscimento facciale. E però è una storia istruttiva che merita, forse, di essere raccontata. La sigla e ci proviamo.
Si chiama Google AI Ultra è un pacchetto che costa 249.99 dollari al mese e contiene il meglio dell’intelligenza artificiale che Google ha da offrire al grande pubblico. Un prodotto appena lanciato sul mercato che, forse, merita questo caffè non in quanto tale ma come occasione per una riflessione più ampia. La sigla e proviamo a farla.
In questa puntata abbiamo una grande occasione: scoprire come funziona il Collegio del Garante per la protezione dei dati personali che ogni giorno tutela i nostri diritti. Ma non solo, abbiamo la possibilità di conoscere Guido Scorza una mente appassionata di futuro.
Dobbiamo rassegnarci, la distanza tra il vero e il falso ormai è prossima allo zero e la circostanza che una notizia sia pubblicata su una fonte autorevole non basta a renderla più vera. La sigla e poi parliamo dell’ultima di una lunga serie di conferme, poco grave in sé, ma gravissima perché rivelatrice della piega che le cose stanno prendendo.
In this episode of “Legal4Tech – The Podcast,” we have the privilege of hosting Guido Scorza, member of the Italian Data Protection Authority!
💡 Explore topics such as:
Italy’s pioneering role in AI regulation
The Authority’s intervention against OpenAI and DeepSeek
The delicate balance between innovation and protection of fundamental rights
The importance of digital education in the LLM era
Discover why regulation is essential to guide technology toward human well-being and how European authorities are addressing the challenges of artificial intelligence.
Cerchi un podcast e ti imbatti nella pubblicità di oppioidi o farmaci soggetti a ricerca medica, in vendita sul mercato nero. Dove? Probabilmente dappertutto e, anche, su Spotify. La sigla e ne parliamo.
Guido Scorza presenta “Diario di un chatbot sentimentale”
Un chatbot che assume il ruolo di confidente, terapeuta o persino di simulazione di una persona cara ormai scomparsa, offrendo la possibilità di interazioni affettuose e intime, come rappresentato nel celebre film “Her”. Questo film, presentato dodici anni fa, ha posto per la prima volta l’attenzione sulla pervasività della tecnologia e sulle profonde implicazioni della solitudine umana nell’era digitale.
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