“L’intelligenza artificiale (IA) svolgerà un ruolo cruciale nel modo in cui gli americani di tutte le età acquisiranno nuove competenze, utilizzeranno informazioni e affronteranno la loro vita quotidiana. Gli americani richiederanno risultati affidabili dall’IA, ma quando pregiudizi ideologici o interessi sociali vengono integrati nei modelli di IA, possono distorcere la qualità e l’accuratezza dei risultati.”
Inizia così l’ordine esecutivo appena firmato dal Presidente degli Stati Uniti d’America in materia di intelligenza artificiale.
Facile, comprensibile e condivisibile almeno sin qui.
Non così per il resto del provvedimento.
La sigla e provo a comprimere la questione in un espresso anche se, forse, non basterebbe un caffè americano in tazza molto grande.
Il titolo dell’ordine esecutivo che porta la firma grande in pennarello nero di Donald Trump sul fondo, come pubblicato sul sito della Casa Bianca, recita testualmente: “Evitare l’AI Woke nel Governo Federale”.
Per capirlo, almeno da questa parte dell’oceano, per i più serve ricordare il significato dell’espressione “Woke” utilizzata in un contesto del genere perché altrimenti si corre il rischio di non capire il senso di quello che sta accadendo o, almeno, di quello che la seconda presidenza Trump vorrebbe accadesse.
“Woke”, originariamente, era, più o meno dappertutto, un invito a restare svegli, rispetto a derive razziste e ingiustizie sociali tanto che nato negli anni ’30 del secolo scorso, ha conosciuto nuova e grande popolarità durante le proteste del movimento Black Lives Matter del 2010.
Questo all’inizio appunto.
Successivamente, però – ed è questa l’accezione nella quale il termine è usata nel titolo dell’ordine esecutivo -, specie in alcune aree politiche e ideologiche, l’espressione ha finito con l’indicare un eccesso di attenzione rispetto a un certo modo di pensare e parlare di questioni razziali, discriminatorie e di eguaglianze, cercando una sintesi difficile, si potrebbe dire un’avversione al politicamente corretto o a un certo politicamente corretto.
E che sia proprio questo il senso dell’espressione nel contesto dell’ordine esecutivo lo si capisce facilmente andando avanti nella lettura dell’ordine esecutivo.
“Una delle più pervasive e distruttive di queste ideologie è la cosiddetta “diversità, equità e inclusione” (DEI). Nel contesto dell’IA, la DEI include la soppressione o la distorsione di informazioni fattuali su razza o sesso; la manipolazione della rappresentazione razziale o sessuale nei risultati dei modelli; l’incorporazione di concetti come la teoria critica della razza, il transgenderismo, i pregiudizi inconsci, l’intersezionalità e il razzismo sistemico; e la discriminazione basata sulla razza o sul sesso. La DEI sostituisce l’impegno per la verità a favore di risultati preferenziali e, come dimostra la storia recente, rappresenta una minaccia esistenziale per un’IA affidabile.
Ad esempio, un importante modello di intelligenza artificiale ha modificato la razza o il sesso di personaggi storici – tra cui il Papa, i Padri Fondatori e i Vichinghi – quando gli è stata richiesta un’immagine, perché era stato addestrato a dare priorità ai requisiti DEI a scapito dell’accuratezza. Un altro modello di intelligenza artificiale si è rifiutato di produrre immagini che celebrassero le conquiste dei bianchi, pur rispettando la stessa richiesta per persone di altre etnie.”.
E così oltre al significato della parola “woke”, diventa chiaro anche il senso dell’ordine esecutivo: bandire, almeno dal Governo Federale – ma solo perché la legge non consente con un ordine esecutivo di fare altrettanto dal mercato – i modelli di intelligenza artificiale generativa che si preoccupano così tanto del politicamente corretto da rinunciare nelle risposte a verità e obiettività.
Impossibile davanti al nostro espresso commentare l’impatto che l’ordine esecutivo potrebbe avere sulle cose dell’intelligenza artificiale in America ma, considerata la bandiera che sventola su alcune delle più grandi fabbriche di algoritmi globali in tutto il mondo.
Possibile, invece, mentre vanno i titoli di coda, proporre un duplice invito alla discussione e al confronto.
Il primo.
Se qualcuno ne avesse sin qui dubitato, ora l’intreccio tra politica e intelligenza artificiale è, credo più evidente: i modelli di intelligenza artificiale generativa stanno manipolando così tanto il modo in cui miliardi di persone pensano e guardano alla società che il Governo delle più grandi fabbriche avverte l’esigenza di correre ai ripari.
Il secondo.
Considerato che verità e obiettività, sono più spesso ambizioni e che obiettivi raggiungibili, chi stabilisce e chi stabilirà se un modello di intelligenza artificiale generativa è troppo woke?
Buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!