La reazione di Elon Musk alla sanzione irrogata dalla Commissione europea a X rappresenta, probabilmente, il punto più basso di un progressivo esercizio di delegittimazione della sovranità regolamentare europea e, per questa via, di autentica aggressione tecno-commerciale alla nostra democrazia.
È un esercizio, credo, non ulteriormente sostenibile.
La sigla e vi dico la mia.
Elon Musk ha scelto di fare business in Europa, fornendo i suoi servizi a cinquecento milioni di persone che si sono date le loro regole e ha scelto di farlo conoscendo o, almeno, dovendo conoscere queste regole.
Se viola, come è accaduto – o, almeno, come la Commissione europea ritiene sia accaduto – le regole in questione può, naturalmente, contestare la decisione davanti ai Giudici europei, sostenendo, se questo è il caso, di non averle violate o, eventualmente, anche contestarne la legittimità per contrarietà ai Trattati istitutivi dell’Unione europea proprio come farebbe nel suo Paese, gli Stati Uniti d’America, se un’Autorità gli contestasse qualsivoglia violazione.
Non può, invece tuonare contro quelle regole, contro chi le ha dettate, contro l’intera democrazia europea, ergendosi a giudice della nostra sovranità regolamentare, della nostra democrazia, della nostra cultura dei diritti e delle libertà anche nella dimensione digitale.
E questa considerazione prescinde completamente dalla circostanza che le regole che avrebbe violato siano o meno le migliori possibili, siano pro o anti-innovative, siano destinate a condannare l’Europa a veder passare il treno del futuro senza salirci a bordo o, al contrario, capaci di consentire all’Europa di vivere un futuro coerente con il suo straordinario patrimonio valoriale.
Non sta a Musk, non sta a X, non sta a nessun tecno-gigante americano contestare il nostro modo di governare il presente e il futuro, nel mondo degli atomi e in quello digitale, come reazione a una sanzione ricevuta per aver violato delle regole che si sarebbero dovute rispettare.
Niente – non la sua ricchezza, non la sua potenza tecnologica, non la sua vicinanza al Governo del Paese nel quale le sue aziende hanno sede – gli attribuisce super-poteri che lo pongano al di sopra delle nostre regole almeno fino a quando vuole operare nel nostro Paese.
È per questo che la sua reazione alla sanzione comminata a X dalla Commissione europea è, semplicemente, inaccettabile, irricevibile, anti-democratica.
È un esercizio di prevaricazione tecno-muscolare dei nostri diritti e delle nostre libertà che non dovremmo lasciarci scorrere addosso.
E si tratta di una reazione che tradisce non solo e non tanto il suo evidente sentirsi su un altro piano, al di sopra delle regole, al di sopra della sovranità di un’Unione di Stati nella quale, pure, ha scelto di fare business, ma prima e soprattutto, la sua volontà di colonizzazione dell’Europa a mezzo tecnologia, la sua volontà di esportazione in Europa di una cultura che – poco conta che sia migliore o peggiore, più o meno a prova di futuro di quella europea – non è nostra, non abbiamo scelto, non condividiamo.
Bene ha fatto la Commissione europea a replicare, bene farebbero le diplomazie di tutti i Paesi dell’Unione a fare altrettanto.
L’innovazione tecnologica è una cosa straordinaria, un volano formidabile della vita di ciascuno di noi, dei mercati e dell’industria ma la condizione irrinunciabile perché questo sia vero è che la tecnologia non diventi una forma di sovrascrittura eversiva delle regole democratiche, quelle che escono dai nostri Parlamenti e dai nostri Governi.
Ogni volta che questo accade, non ha importanza quanto il treno che porta al futuro acceleri o ci si racconti che potrebbe accelerare perché quel futuro rischia di non essere migliore del presente e del passato anche semplicemente perché non è un futuro disegnato democraticamente ma un futuro imposto da pochi a tanti, nel nome di interessi che, nella migliore delle ipotesi, sono prima di quei pochi e, eventualmente, solo poi, anche di tutti noi.
È per questo che davanti a certe vicende dovremmo stare tutti e senza esitazione da parte delle regole – in questo caso quelle europee – a prescindere da quanto ci piacciano, ci convincano, le si consideri le migliori possibili.
Io sto con le regole, senza nessuna esitazione.
E l’innovazione vera, non credo possa stare dall’altra parte, non credo possa stare e farsi contro le regole.
Buona giornata, buon caffè e, naturalmente, good morning privacy!
