Che sarebbe accaduto era noto, quando ancora no.
Ora, però, lo sappiamo e si tratta di ore.
Sto parlando dell’impossibilità di guardare un video online sentendosi certi che sia tutto vero.
Una rivoluzione alla quale non siamo preparati.
La sigla e ne parliamo.
Un milione di installazioni in meno di cinque giorni.
Sono i numeri da brivido di SORA l’app per la generazione di video, deepfake inclusi, di OpenAI.
E prima di alzare le spalle e di dire che si tratta di numeri ancora modesti vale la pena ricordarsi che l’applicazione è disponibile solo negli Stati Uniti e in Canada e, soprattutto, che solo che per scaricarla e installarla, per il momento, serve un invito.
Sono numeri tanto per avere un’idea delle dimensioni del fenomeno superiori, persino, a quelli di ChatGPT che sono stati superiori a quelli di qualsiasi altra app mai distribuita, era liberamente scaricabile, senza invito, in tutto il mondo e era decisamente più eclettica di Sora, potendo essere utilizzata per una pluralità di impieghi diversi.
Eppure questi sono i numeri.
E sono numeri che trovano una conferma nell’invasione – altra espressione non c’è – di video generati proprio attraverso l’app di casa OpenAI nell’intero universo social.
Inevitabile la conseguenza all’orizzonte.
E si torna alla riflessione di partenza.
Stiamo per essere travolti da un’onda altissima di video che rappresenteranno ogni genere di falso più o meno d’autore.
Sora, infatti, consente anche di generare deepfake straordinariamente realistici.
Basta guardare i milioni di contenuti generati artificialmente che già spopolano online con personaggi più o meno famosi, inclusi volti noti del cinema e della musica che non ci sono più, protagonisti di scene che non hanno mai girato o con persone comuni, in carne ed ossa, inserite in scene di film alle quali non hanno, ovviamente, mai partecipato.
Giochi, divertissement, esercizi per mettere alla prova la potenza irresistibile di Sora e niente di più.
Almeno per il momento, almeno per quanto se ne sa, almeno nella più parte dei casi.
E, però, quanto ci vorrà perché milioni di utenti e, presto, miliardi si rendano conto che l’applicazione può essere usata per sgretolare letteralmente la linea di confine tra il vero e il falso già da tempo sbiadita, iniziando a generare artificialmente ogni genere di video capace di contrabbandare per reale ciò che non è mai avvenuto?
Che strumenti abbiamo e avremo, nelle settimane che verranno, per non doverci rassegnare all’idea che sia tutto, semplicemente, verosimile e plausibile, che non ci sia più niente di vero o di falso oltre ogni ragionevole dubbio?
Quante persone in giro per il mondo, tra i miliardi di fruitori di contenuti audiovisivi nella dimensione digitale, sono e saranno in grado di distinguere ciò che è vero e reale, da ciò che è falso e artificialmente posticcio?
E siamo certi che l’esistenza umana e quella della nostra società siano sostenibili se si perde così rapidamente e così diffusamente ogni possibilità di distinguere il vero dal falso?
Considerato il ritmo di diffusione di un’applicazione come Sora – che, è bene ricordarlo, non è né la prima, né l’ultima applicazione del genere – direi che abbiamo le ore contate per rispondere a queste domande.
Poi potrebbe essere tardi.
Ma, per ora e solo per ora, buon caffè, buona giornata e, ovviamente, good morning privacy.