No, non è vero che in America le persone comuni siano tanto ottimiste a proposito dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulle loro vite. Ma la percezione è diversa se lo si chiede a chi lavora nel campo dell’intelligenza artificiale. Interessanti i risultati di una ricerca del Pew Research center.
Solo circa l’11 percento della gente comune afferma di “essere più eccitato che preoccupato per l’aumento dell’uso dell’IA nella vita quotidiana”.
Per la maggioranza delle persone – il 51% degli intervistati – la preoccupazione prevale sull’entusiasmo.
È appena del 24% la percentuale degli americani – non addetti ai lavori delle cose dell’intelligenza artificiale – che pensa che l’AI produrrà effetti positivi nella propria vita mentre il 50% ritiene che produrrà effetti negativi.
Probabilmente senza grandi sorprese, tuttavia, queste sensazioni non sono condivise tra gli addetti ai lavori che, invece, sono largamente ottimisti, con una percentuale di appena il 15%, disponibile a confessarsi preoccupata.
A mettere tutti d’accordo, negli USA, peraltro è la sfiducia verso la capacità del Governo di regolamentare il fenomeno.
In questo caso esperti e non esperti la vedono allo stesso modo: troppo laissez faire, troppa poca preoccupazione per l’esigenza di proteggere utenti, consumatori, persone e mercati.
Insomma sarà anche vero che gli Stati Uniti innovano, la Cina copia e l’Europa regolamenta ma tanto non basta a fare degli americani dei tecno-entusiasti e, anzi, sembrerebbe che le preoccupazioni in relazione all’intelligenza artificiale che avanza a passo veloce mentre la regolamentazione la insegue lenta e incerta siano condivise da una parte e dall’altra dell’oceano.
È uno spaccato interessante quello che emerge dalla ricerca, uno spaccato che suggerisce che, a dispetto di quello che spesso si sente dire dai rappresentanti politico-istituzionali, la distanza tra vecchio e nuovo continente nel guardare alle cose dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale è inferiore.
Non siamo così tanto lontani e non siamo così tanto diversi.
Almeno se si vuole dare spazio a quello che pensa la gente, le persone comuni.
E la ricerca suggerisce anche che più negli USA aumenta la consapevolezza delle persone sul fenomeno dell’intelligenza artificiale, più aumentano le preoccupazioni.
Disinformazione, decisioni discriminatorie e posti di lavoro a rischio sono le ragioni che danno più a pensare circa l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società la popolazione americana, sempre esclusi gli esperti.
Mentre per il 69% degli esperti l’intelligenza artificiale produrrà benifici economici.
A vederla così è solo il 21% delle persone comuni.
Per gli americani, il futuro con l’IA sembra apparentemente cupo, non perché potrebbe significare la fine del mondo, ma perché l’83 percento non pensa che li renderà più produttivi e il 94 percento crede che non li renderà più felici.
Solo il 13 percento degli americani pensa che arriverà mai al punto in cui si fiderà dell’IA per prendere una decisione.
Dati che fanno riflettere.
E che suggeriscono una domanda che, forse, ci si pone meno di quanto si dovrebbe quando si parla di regolare l’intelligenza artificiale o, meglio, il suo impatto sulla società.
Ma la gente, la popolazione globale, le persone, gli utenti e i consumatori cosa vogliono, cosa si aspettano, come vorrebbero il fenomeno fosse governato?
Conta qualcosa?
O è giusto lasciare decidere tutto a mercati, industria e politica con la “p” minuscola?
Una buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!