OnePlus trasferisce abusivamente dati personali in Cina? È l’ipotesi di due parlamentari americani
La fonte è autorevole, ma la notizia incerta.
La prima, la fonte è Reuiters, la seconda, la notizia la circostanza che gli smartphone prodotti dalla cinese OnePlus trasferirebbero dati dei loro proprietari in Cina senza alcun consenso.
La sigla e ne parliamo in un caffè corto ma intenso con il quale festeggiamo la novantesima puntata di questo podcast!
OnePlus è uno dei grandi produttori cinesi di smartphone.
Assieme a Oppo, al marzo del 2025, deteneva circa il 4% del mercato globale di Smartphone.
Oltre un miliardo, certamente, i suoi smartphone in circolazione.
È per questo che la richiesta bipartisan appena pervenuta al Dipartimento per il commercio americano da due parlamentari, uno repubblicano e l’altro democratico non può esser lasciata cadere nel silenzio, né sottovalutato.
I due chiedono che il Dipartimento indaghi sull’ipotesi – che emergerebbe da uno studio di una società indipendente del quale avrebbero esaminato le conclusioni – secondo la quale gli smartphone della OnePlus esporterebbero in Cina una quantità significativa di dati e informazioni dei possessori.
Non una questione da poco.
Specie perché il tutto accadrebbe in assenza di qualsivoglia consenso degli utenti.
Una questione che riguarda da vicino quella tra la Casa Bianca e TikTok.
L’ipotesi sullo sfondo, infatti, è evidentemente, la stessa: che il Governo di Pechino stia utilizzando dispositivi e servizi digitali per impicciarsi più del lecito di quello che accade negli Stati Uniti d’America.
E, a prescindere dalle motivazioni all’origine dell’iniziativa, che, comunque, i dati di decine di milioni di americani – ma, verosimilmente, la stessa questione si porrebbe per i proprietari dei dispositivi in questione ovunque nel mondo – finiscano in Cina alla mercé di un Governo non sempre esattamente rispettoso dei diritti e delle libertà fondamentali specie in fatto di privacy e riservatezza.
Ma, appunto, mentre la notizia della richiesta di indagare partita dal Congresso americano alla volta del Dipartimento del Commercio è certa, quella relativa al fatto che quanto ipotizzato sia avvenuto e avvenga effettivamente non lo è e la stessa Reuiters lo scrive a chiare lettere.
E, però, data la diffusione degli smartphone in questione anche in Europa con circa 4 milioni di pezzi distribuiti solo nel 2024 e una quota di mercato del 3%, saperlo e seguire l’evoluzione della vicenda è meglio che non saperlo.
Ripeto con tutte le cautele e incertezze del caso e senza aver elemento alcuno per etichettare chicchessia di spione o esportatore pirata di dati personali in Cina.
Oggi un caffè ristretto, come annunciato.
Buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!