Tony Gilroy è uno degli scrittori e sceneggiatori televisivi di maggior successo del piccolo e del grande schermo.
Una star indiscussa negli Stati Uniti e nel resto del mondo che ha acclamato, tra gli altri suoi successi, Andor, una serie TV da record.
Gilroy aveva deciso di prendere l’intera sceneggiatura della sua serie, più o meno mille e cinquecento pagine, e metterla online, su un sito internet, accessibile gratuitamente al pubblico.
Lo aveva annunciato, ci aveva lavorato, era convinto fosse la cosa giusta da fare.
Poi, nei giorni scorsi, il ripensamento.
Non lo faccio più.
Mi tengo tutto per me.
Non metto nulla online.
Se lo facessi finirebbe inesorabilmente tutto in pasto agli algoritmi delle intelligenze artificiali generative.
Anzi per dirla tutta Gilroy, letteralmente, ha detto: non voglio aitare quei fottuti robot più del necessario.
Scelta legittima, naturalmente, quella dello sceneggiatore.
E, forse, scelta anche condivisibile.
Quelle mille e cinquecento pagine sono il risultato del suo sforzo creativo, del suo lavoro, del suo ingegno, del suo tempo e della sua fatica.
Perché mai avrebbe dovuto consentire che diventassero materia prima non pagata per una delle industrie più ricche del momento?
Però la sua scelta, questioni di diritto a parte, una domanda la impone: è giusto che una persona debba sentirsi a tal punto limitata nelle sue libertà da esser costretta a rinunciare a condividere con il pubblico globale una propria opera dell’ingegno solo per paura che altri, senza chiedere permesso, se ne approprino?
È una compressione delle libertà, prima ancora che dei diritti, sostenibile in nome di quella che – temo per un enorme equivoco – chiamiamo innovazione?
La mia personalissima risposta, naturalmente, è no.
La scelta di Gilroy racconta di un sacrificio enorme del patrimonio culturale accessibile all’intera umanità e di un sacrilegio dei diritti e delle libertà individuali.
E quella dello sceneggiatore americano non è l’unica decisione di questo genere.
Forse varrebbe la pena fermarsi un attimo a pensare a quello che stiamo perdendo, fosse anche solo per metterlo poi sull’altro piatto della bilancia, quello di tutto quello che l’intelligenza artificiale promette di regalarci sebbene, per ora, lo stia regalando prevalentemente ai padroni delle fabbriche nelle quali viene prodotta.
Buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!