GOOD MORNING PRIVACY! | “Questa AI è un insulto alla vita stessa”, ma l’AI ne imita lo stile

Hayao Miyazaki è uno dei più grandi animatori cinematografici di tutti i tempi, co-fondatore dello Studio Ghibli, uno dei più premiati e famosi studi di animazione al mondo, uno Studio le cui opere sono ormai diventate uno stile, un modo di disegnare e di animare ogni genere di soggetto.
Hayao Miyazaki non ha mai fatto mistero delle sue idee a proposito dell’intelligenza artificiale generativa: tutte le peggiori possibili.
“Un insulto alla vita stessa”, l’ha definita qualche anno fa.
Ed è proprio per questo che sta facendo discutere in giro per il mondo una delle ultime funzionalità di

ChatGPT che consente agli utenti di generare immagini di ogni genere, che si tratti di fantasy o di riproduzione di scene di attualità, proprio con lo stile di Studio Ghibli.

In realtà se richiesta di generare immagini con lo stile di Hayao Miyazaki ChatGPT risponde di non poterlo fare e, poi, aggiunge, di non poterne generare neppure con lo stile dello Studio Ghibli ma, poi, a richieste che non menzionino il grande animatore giapponese ma solo il nome del suo Studio, risponde positivamente e ne imita lo stile in maniera straordinaria.
Provare per credere.
Il caso, che sta spopolando sui social dove, da qualche giorno, gli utenti hanno iniziato a pubblicare ogni genere di immagine con lo stile inequivoco dello Studio Ghibli è un’occasione in più per riflettere sulla compatibilità di questa funzione – anche in relazione all’addestramento del modello che la rende operativa – con le regole sul diritto d’autore e con quelle sulla protezione dei dati personali.
La questione è complicata e difficile da riassumere in un caffè come questo ma la si può accennare.
Lo stile di Hayao Miyazaki è unico, è suo, rappresenta una singolarità che lo distingue da quello di ogni altra animatore.
Si tratta di un dato personale?
La mia personalissima risposta è positiva.
E direi che trattare quel dato per far funzionare un servizio del quale l’interessato in questione pensa tanto male e in relazione al quale, quindi, non avrebbe, verosimilmente, mai prestato il consenso è difficilmente compatibile con le regole sulla protezione dei dati e dell’identità personale.
Certo quando lo stile non è più, almeno stando alle dichiarazioni del servizio, quello di una persona fisica ma di uno studio di animazione, verosimilmente, la disciplina sulla privacy deve uscire di scena, lasciando sul palco quella sul diritto d’autore.
In questo caso, inesorabilmente, la questione si complica.
Innanzitutto perché c’è, purtroppo, da discutere, da questa parte dell’oceano così come dall’altra, anche se per ragioni diverse, che le opere dello Studio Ghibli possano essere utilizzate per addestrare gli algoritmi di Open AI.
Basta guardare ai tanti giudizi già pendenti negli USA.
E, egualmente, c’è da discutere sulla circostanza che riprodurre un’animazione mai prodotta dallo Studio Ghibli ma con lo stile grafico di quest’ultimo implichi una violazione del diritto d’autore.
Ma c’è spazio, credo, sotto entrambi i profili, per considerare insostenibile – magari anche facendo salire sul palcoscenico la disciplina sulla concorrenza parassitaria – che qualcuno affondi i suoi tentacoli nell’opera creativa di qualcun altro per porsi nella condizione di fargli e fargli fare concorrenza.
Attenzione, anche se il caso del momento riguarda OpenAI, Grok di Elon Musk non solo non è da meno ma non si fa scrupoli neppure a generare immagini proprio con lo stile di Hayao Miyazaki anche se, forse, a colpo d’occhio – di un non esperto – lo stile è meno somigliante a quello del grande animatore e del suo studio.
A me, in ogni caso, se perdonate la franchezza, questa non sembra innovazione.
Buona giornata e goodmorning privacy!