Gli Stati Uniti d’America devono conquistare la leadership globale sull’intelligenza artificiale e la frammentazione regolamentare nazionale dei cinquanta Stati americani rischia di essere un ostacolo in questa corsa.
Ecco perché con un nuovo ordine esecutivo firmato giovedì il Presidente Trump ha ordinato alla sua amministrazione di dichiarare guerra alle leggi nazionali in materia, appunto di AI, se necessario trascinando i singoli Stati davanti ai Giudici o chiudendo i rubinetti dei finanziamenti agli Stati che adottano regole troppo rigide.
Il principio dell’uniformità regolamentare è sano, il resto preoccupante.
La sigla e ne parliamo.
Deregolamentare, deregolamentare, deregolamentare quando si parla di intelligenza artificiale.
È questo l’imperativo categorico di Donald Trump noto ormai da tempo.
L’America deve prevalere sul resto del mondo, a cominciare dalla Cina e le regole rischiano di rappresentare una zavorra insostenibile.
“Con l’Ordine Esecutivo 14179 del 23 gennaio 2025 (Rimozione degli ostacoli alla leadership americana nell’Intelligenza Artificiale) – scrive il Presidente USA nel nuovo executive order – ho revocato il tentativo del mio predecessore di paralizzare questo settore e ho incaricato la mia Amministrazione di rimuovere gli ostacoli alla leadership degli Stati Uniti nell’IA. La mia Amministrazione ha già svolto un lavoro straordinario per raggiungere tale obiettivo, anche aggiornando i quadri normativi federali esistenti per rimuovere gli ostacoli e incoraggiare l’adozione di applicazioni di IA in tutti i settori. Questi sforzi hanno già prodotto enormi benefici al popolo americano e portato a migliaia di miliardi di dollari di investimenti in tutto il Paese. Tuttavia, siamo ancora agli albori di questa rivoluzione tecnologica e siamo in competizione con gli avversari per la supremazia al suo interno.”.
E dopo aver smantellato i primi tentativi di Biden di governare, a livello federale, l’intelligenza artificiale, ora Trump dichiara guerra alle leggi nazionali, quelle dei cinquanta Stati, tante, troppe, troppo diverse l’una dall’altra e, in taluni casi, contrari alla Costituzione.
Almeno secondo l’attuale inquilino della Casa Bianca.
Ma se l’idea che la frammentazione regolamentare nazionale rischia, in effetti, di rendere più complicata del necessario la vita a chi progetta, sviluppa e distribuisce prodotti e servizi basati sull’intelligenza artificiale ed è, d’altra parte, l’idea alla base dell’AI Act europeo, per il resto l’ultimo executive order di Trump lascia perplessi e solleva critiche anche in America.
Due le ragioni principali alla base di queste perplessità.
La prima è che una cosa è sostituire delle regole nazionali con delle regole uniformi federali e una cosa diversa è prendersela con le prime e dichiarare guerra a loro e agli Stati che le hanno adottate senza sostituirle con nuove regole uniformi.
Demolire senza costruire, insomma, non sembra una grande scelta nell’interesse delle persone e delle imprese ma, al massimo, l’ennesima mossa per favorire la corte delle big tech sulla quale Trump continua a scommettere e che su Trump, a sua volta, per ora scommette.
La seconda è che non potendo l’executive order – viene da dire per fortuna – abrogare direttamente, con un colpo di spugna, tutte le leggi nazionali in materia di intelligenza artificiale, la sua semplice dichiarazione di ostilità e guerra rischia di creare e, anzi, creerà certamente una grande incertezza giuridica destinata a regnare sovrano almeno fino a quando – e non è facile immaginare per quanto – il Congresso non riuscirà nello sforzo fin qui risultato vano di trovare regole federali uniformi capaci di governare un fenomeno multiforme e in continua rapidissima evoluzione come l’intelligenza artificiale.
Insomma, un quadro regolamentare frammentato è, certamente, un ostacolo per qualsiasi startup voglia far business nel settore dell’intelligenza artificiale ma un quadro regolamentare frammentato e reso incerto dalle azioni giudiziarie con le quali Trump ha ordinato alla sua amministrazione di far guerra in Tribunale a ogni legge nazionale non in linea con le idee della Casa Bianca è, certamente, un ostacolo ancora più grande.
Ma staremo a vedere che succede.
Con tutti i limiti di casa nostra, la situazione in Europa sembra decisamente più ordinata.
Tutto sommato c’è di che augurarci buona giornata e, naturalmente, good morning privacy.
