L’altro giorno sono stato assalito da un incubo a occhi aperti pensando a come crescevamo, da bambini, negli anni ’70 e che spesso mi viene da considerare incoscienti e irresponsabili i miei pure prudentissimi – forse anche troppo – genitori.
E allora cosa penseranno le mie figlie di me e, magari, più in generale, i nostri figli di noi?
Perché oggettivamente, nella dimensione digitale li stiamo esponendo a rischi non proprio di poco conto.
L’incubo ha generato un pezzo pubblicato ieri su Specchio de La Stampa.
Dopo la sigla vi riassumo la riflessione perché è dolorosa ma potrebbe essere utile.
Posts Tagged → Good morning Privacy!
GOOD MORNING PRIVACY! | New Orleans, capitale del riconoscimento facciale illegale
Non è un bel primato del quale andare fieri quello che un’inchiesta del Washington Post attribuisce a New Orleans: la città americana nella quale la polizia avrebbe abusato di più di alcune soluzioni di riconoscimento facciale.
E però è una storia istruttiva che merita, forse, di essere raccontata.
La sigla e ci proviamo.
GOOD MORNING PRIVACY! | E se domani usare i servizi di AI oggi gratis o quasi costasse un sacco di soldi?
Si chiama Google AI Ultra è un pacchetto che costa 249.99 dollari al mese e contiene il meglio dell’intelligenza artificiale che Google ha da offrire al grande pubblico.
Un prodotto appena lanciato sul mercato che, forse, merita questo caffè non in quanto tale ma come occasione per una riflessione più ampia.
La sigla e proviamo a farla.
GOOD MORNING PRIVACY! | Questa estate potresti leggere questi libri, anzi no. Non esistono.
Dobbiamo rassegnarci, la distanza tra il vero e il falso ormai è prossima allo zero e la circostanza che una notizia sia pubblicata su una fonte autorevole non basta a renderla più vera.
La sigla e poi parliamo dell’ultima di una lunga serie di conferme, poco grave in sé, ma gravissima perché rivelatrice della piega che le cose stanno prendendo.
La sigla e ne parliamo!
Continua a leggereGOOD MORNING PRIVACY! | I podcast (falsi) degli spacciatori su Spotify
Cerchi un podcast e ti imbatti nella pubblicità di oppioidi o farmaci soggetti a ricerca medica, in vendita sul mercato nero.
Dove?
Probabilmente dappertutto e, anche, su Spotify.
La sigla e ne parliamo.
GOOD MORNING PRIVACY! | No, pagare il riscatto dopo aver subito una violazione dei dati non è la soluzione
Per alcuni un episodio banale e del quale devo scusarmi.
Per altri, purtroppo, un episodio utile.
Per qualcuno, forse, un episodio con un consiglio prezioso per quanto scontato per i primi.
Pagare o non pagare il riscatto richiesto a chi ha violato i nostri dati personali.
Ecco, questa è la domanda di oggi.
Un episodio che rimbalza dal Canada suggerisce la risposta.
GOOD MORNING PRIVACY! | Invasione di bot sulle pagine di Reddit. Serve una prova di umanità!
E se domani, anzi no, oggi i social network si riempissero di utenti non umani con un solo obiettivo: fingersi umani e persuadere gli utenti umani a pensarla in un certo modo o a fare certe scelte?
Sapremmo riconoscerli?
C’è una storia che rimbalza dalle pagine di Reddit che suggerisce di porci questa domanda e di provare a rispondere con una certa urgenza.
La sigla e ne parliamo.
GOOD MORNING PRIVACY! | Pubblicano foto su un app per vendere un vestito e si ritrovano sommerse da richieste di prestazioni sessuali
Avete mai usato Vinted, l’app per vendere abbigliamento usato?
E se lo avete fatto avete mai pubblicato vostre foto con indosso i capi da vendere?
Se si questa storia potrebbe interessarvi e, forse, anche preoccuparvi un po’.
Se no, vale come avviso ai naviganti e, soprattutto alle naviganti.
La sigla e ne parliamo.
GOOD MORNING PRIVACY! | Gli affari di cuore, un tempo i più segreti non lo sono più
È già capitato e, purtroppo, è probabile che capiterà ancora.
Uno si iscrive a un’app di dating con la speranza che la circostanza rimanga segreta o, almeno, riservata.
Ma, poi, succede che i suoi dati finiscono online a portata di click o di tap di chiunque.
La sigla e ne parliamo.
GOOD MORNING PRIVACY! | Chatbot: più ladri di tempo o saggi compagni di strada?
Kevin Systrom è uno dei co-fondatori di Instagram.
Non è un luddista, non è un nemico del progresso, non è un retrogrado.
Eppure qualche giorno fa ha raccontato una storia che non getta esattamente la luce migliore sulle cose dell’intelligenza artificiale, a cominciare dall’universo dei chatbot.
Difficile resistere alla tentazione di parlarne.
Ma prima la sigla.