Netflix mi sento un po’ giù, mi consigli una serie che possa essermi di conforto? Ormai lo sappiamo che la fantascienza non esiste più e, quindi, dobbiamo prepararci a domande come questa. La più popolare tra le piattaforme di streaming online, d’altra parte, ci sta pensando e seriamente.
Non accadrà domani almeno in Italia ma prima o poi accadrà.
Poter chiedere a Netflix – e verosimilmente non solo a Netflix – di suggerirci cosa guardare, tra l’altro, sulla base del nostro stato d’animo.
Netflix, in collaborazione con OpenAI, ha, infatti, appena lanciato una funzionalità che va in questa direzione in Australia e Nuova Zelanda.
Per ora è solo un esperimento.
Una funzionalità in più per i soli utenti che la chiedono.
Ma, naturalmente, se l’esperimento avesse successo, l’intenzione è renderla parte integrante della piattaforma, in America prima e, poi, chissà, probabilmente, anche in Europa.
Netflix, d’altra parte, ha costruito il suo successo proprio sulla capacità di intercettare e orientare i gusti degli utenti e di esser capace di suggerire a questi ultimi i contenuti giusti per loro.
Una questione di algoritmi, quindi, sin dal principio.
Niente di più naturale che continuare a sperimentare nella stessa direzione e cercare soluzioni sempre più efficaci per tenere gli utenti inchiodati allo schermo il più a lungo possibile.
Poi, naturalmente, toccherà agli utenti scegliere se condividere o meno con Netflix – e, per quel che si capisce, con OpenAI – anche il proprio stato d’animo, le proprie emozioni, i propri momenti si e quelli no.
Certo, per questa via, il confine tra il pubblico e il privato e, anzi, l’intimo diventerà sempre più sottile e, anzi, potrebbe presto sgretolarsi.
Ma così sembra andare il mondo.
E, certo, una volta che Netflix e i suoi partner conosceranno lo stato d’animo di centinaia di milioni di persone è difficile pensare che le emozioni non finiranno con il diventare protagoniste anche delle dinamiche di marketing.
Ma anche questo è qualcosa che, che ci piaccia oppure no, sta già accadendo.
Guai a sbarrare la strada a certi esperimenti in maniera pregiudiziale.
Ma, al tempo stesso, guai a non fare possibile e impossibile perché le persone capiscano, sappiano, comprendano quale è il prezzo della comodità, dell’efficacia e dell’usabilità di certi servizi.
Per ora, però, Australia e Nuova Zelanda dove la nuova funzionalità sta per essere sperimentata sono lontane e, quindi, buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!